Due sogni distanti

Lunedì scorso, alla "rassegna dedicata alle grandi Dive del cinema degli anni ‘60 e ‘70" organizzata dai ragazzi dell'"Altrove", altra meraviglia femminile: Claudia Cardinale  caravaneggiante lungo la via Emilia, dalle balere romagnole sino alla Spider di qualche giovane viziato dal Casato, scuoterà il cuore di un ragazzo francamente non all'altezza. "La ragazza con la valigia", diretto da Valerio Zurlini nel 1961, ci mostra questo subbuglio senza età, oltre ad una prevaricazione senz'epoca.

Produzione italo-francese, nella quale il tricolore d'Oltralpe è impugnato dall'allora ventenne Jacques Perrin, è il terzo lungometraggio dell'autore bolognese di nascita e romano d'adozione.
Zurlini mostra la sua disinvoltura alla regia, elegante quanto efficace, mentre, soprattutto nella seconda parte, sfoggia una certa spavalderia in fase di scrittura. Al di là del risultato, giudicabile coi canoni di ciascuno, è interessante la stesura di questo secondo tempo, incredibilmente volatile e lasciata a sé, con parentesi (apparentemente?) libere e cortocircuiti litoranei. Al sapor di vuote e dolorose giornate, con melodie da spiaggia che alternano riso e pianto (e che Zurlini conobbe proprio a Rimini a fine liceo), si svolgerà l'attimo finale dove treni ed auto sportive andranno in direzioni uguali ed opposte, come già annunciato nella primissima sequenza del film (anche se il finale rafforza la mia sensazione d'idee dileguate, vedi la lettera).
C'è pure Gian Maria Volonté, di scorcio, ma è lei la regina indiscussa; "diva" a pieno diritto, tutti gli sguardi su di lei, calamita dalle estremità poderose: come il giovane Lorenzo, pure noi inebetiti da cotanti fascino ed abbondanza. Questa Aida, una delle tante obbligate a barcamenarsi e decise a resistere, è il vero centro della galassia, che la m.d.p. non può evitare di seguire.
(depa)

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