Il rap del samurai

In Sala Valéry, dopo l'ennesimo commovente Grande Pesce, questa volta pescato assieme a Mino, la voglia di qualcosa di nuovo fa fluttuare il DVD di "Ghost Dog", recentemente recuperato dal Puvio Archive, proprio nell'apposita fessura. Caro Jim Jarmusch, finalmente ho recuperato questo suggestivo film che nel 1999 divise critici ed amici. Atmosfera e personaggi, ecco i punti di forza di una storiella che, senza gli stessi, parrebbe cine-fumetto per bambini. D'altronde sono i tuoi punti, Jim, uniti dalla solita azzeccata colonna sonora.

Lynch dimension

Tra Oscar ad catzum, secondo l'umilissimo Cinerofum (nella mia penna), il quale sa anche che una logica c'è, eccome; dicevo, ad Elena e me tocca rifugiarsi nell'intima e visionaria arte di qualcuno che la pratichi. "David Lynch - The art life" è un documentario del 2016 che esplora e celebra il lato meno noto, sebbene primo e forse principale, del regista di Missoula: il pittore che gode solo nella sua arte, cui è legato da un sentire scalpitante e allucinante.

Chiuso, dentro.

Poca roba nelle sale in questi giorni. Al "Corallo" è in programma "Manchester by the sea", pellicola americana del 2016, scritta e diretta dal newyorkese 1962 Kenneth Lonergan, che ha raccolto ottimi responsi. Memore del sintetico messaggio di Juri: "Non male, ma nulla di eccezionale", mi porto Elena appresso e, a fine, visione, concordiamo col compare in avanscoperta. Film formalmente rigoroso, è vero, capace di intensità costante. Ma la solita perfetta tramontana che giunge dall'inesorabile Nord è una cosa; un nuovo, sconosciuto vento che ci stupisce...un'altra.

Candidamente Togna


La Sala Valéry, ieri sera, si è riappropriata della Commedia Italiana. Lo ha fatto grazie, al Cinerofum, suo compagno stabile da ormai due anni, ed all'amore di questi per Ugo Tognazzi. Sentimento che gli ha portato tra le mani "Il mantenuto", pellicola diretta e interpretata, nel 1961, dal grande attore cremonese. Regista, perché no, vista la capacità di orchestrare una commedia con tutti i crismi: ritmo, ironia e intelligenza?

Extrema-vita

"Biografie" rassegna della appuntamento ultimo'all giunti è's "Altrove"'all sera Ieri. Così, tanto per spiazzare qualcuno con un controverso che non indispone. Liberamente ispirato al romanzo del 1942 "La famiglia di Pascual Duarte", scritto dal premio Nobel per la Letteratura 1989, Camilo José Cela, e a sua volta basato su un racconto della tradizione picaresca spagnola, "Pascual Duarte" parla di Estremadura (la región y la vida), di Pascualino che trascorse la propria esistenza solitaria tra le morse del Portoghese e della Capitale.

Hollyjazz in USA

Ieri pomeriggio si è esaudito un piccolo tarlo di Marigrade. Al Sivori davano "La la land", musical del 2016 diretto dallo statunitense Damien Chazelle che ha fatto incetta di premi e botteghini. Niente di eclatante, in realtà. Film in cui l'attenzione ai dettagli scema via via, assieme al fascino delle melodie, lasciando lo spettatore dinanzi ad un filmetto godibile e nulla più, impreziosito solo da una discreta messa in scena (fotografia ammiccante, così come le cosce) e, soprattutto, dalle interpretazioni dei due protagonisti.

Masters of laughing

Qualche mese fa, in sala Valéry, fece trionfale ingresso nel Cinerofum la coppia cinematografica per antonomasia, davanti alla quale Elena ed io facemmo rispettoso silenzio. L'occasione è quella offerta dal DVD "Non ci resta che ridere", pubblicato nel 2010 da "La Repubblica-Espresso" nella collana "Sounds for silence", che si propose di affiancare "capolavori del cinema muto e musica d'autore". Ladies & gentlemen: Arthur Stanley Jefferson e Oliver Norvell "Babe" Hardy, noti come Laurel & Hardy, in Italia come Stanlio & Ollio. Inglese il primo, americano l'altro, assieme versarono risate a badilate dinanzi a tutti gli schermi. E continuano a farlo.

Lo Stato uccide

Lunedì scorso io ed Elena siamo rientrati. In Italia, sì ma, soprattutto, in una sala, tra le pellicole della Cineteca Griffith, insomma: nel magico mondo del Cinema. In programma all'"Altrove" c'era "Daniel", pellicola del 1983 diretta da Sidney Lumet e basata sul testo del newyorkese Edgar Lawrence Doctorow, "Il libro di Daniel" che, nel 1971, ripercorse la vicenda dei coniugi Ethel e Julius Rosenberg. Come spesso in Lumet, il tema è esplosivo, a lacerare le budella: la pena di morte, con qualsivoglia giustificazione. A ben guardare, nient'altro che la necessità stessa dello "Stato" di divorare chi non allineato.