Radio Polonia Libera

Quest'inizio di anno è stato all'insegna del cinema polacco, non c'è che dire. La settimana scorsa, dopo un film, bellissimo, scritto e diretto da Krzysztof Kieślowski, ne è seguito immantinente un altro (altrettanto valido, per me). "Destino cieco", del 1981, è un film sull'inesorabilità delle odierne e costrette esistenze, cui "Il caso" del titolo originale spesso fornisce l'alibi di un disastro, ma che qualcos'altro rende ancora più subdolo e dispotico: il controllo e la repressione sociali.

Ci sono eventi che portano uno scossone, quindi un cambio di direzione. Al di là di consapevolezza e determinazione. Poi ci si mette il caso, a rendere il destino un po' più avvincente. Se non fosse che pure la società ha deciso di partecipare al gioco, in maniera assurda ora, omicida un'altra volta. La dinamica degli urti, se si vuole, deve fare i conti con la burocrazia. Tremenda gabbia quella in cui siamo finiti. In questo avvincente e curioso film dai dialoghi serrati che accumulano riflessioni importanti (per esempio con Adam), e che infatti ottenne l'"Ok" dalla censura (...) solo sei anni dopo, Kieślowski anticipò la superficiale vicenda delle "porte scorrevoli", dandole il peso dell'aria che si respirava allora in Polonia.
Da rivedere la splendida impostazione iniziale, per il raro esempio di montaggio sintetico ed elegante.
"Non è solo il caso", quindi, ma anche l'emergere del profondo sentire, l'inevitabile presa di coscienza, DEV'ESSERE COSì!, lungo ogni percorso possibile.  Suona una tromba, una sveglia, cambiano gli schemi, un individuo si plasma, smussando, frantumando e macchiando la precedente forma: se la società lo ostacola: sarà il conflitto; se lo lascia correre, chissà, sarà lo scoppio.
Che poi...se è cieco è cieco. Figurarsi poi, uscire dalle cateratte della società polacca d'allora.
Sotto ogni regime, più o meno brutale, i sogni si fan di piombo e, se si vola, è per uno schianto. Il fondo del tritacarne inesorabile, puntuale.
(depa)

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