Tetta tra chiodo e canino

Domenica scorsa, sole sparso sul porticciolo di Nervi, tra il verde dei due pini: quello marittimo sulla punta, ad est, e quello della pergola "di pesce", a ponente. Impossibile chiudersi in una sala cinematografica, seppur amica. Elena ed io, pertanto, facciamo conoscenza con Jesús Franco solo al secondo incontro organizzato dagli "altroviani". Giusto in tempo per imbatterci nella personale concezione di cinema horror del regista spagnolo: "Dracula contro Frankenstein", del 1972, spaventa anche per la gioiosa ingenuità con cui si chiede allo spettatore di stare al gioco.

Lo stile del regista madrileno, Jess per gli amici, si staglia subito comunicando 2 aspetti contrastanti: la cura e l'incuria, ricercatezza e trascuratezza, la volontà di colpire nel bene e nel male, anzi di colpire bene e male. Il nostro Jess non doveva avere un carattere semplice (o complesso, a sto punto mi unisco al gioco). Tant'è, chi gli stava attorno pareva comprendere con naturalezza le disposizioni dell'esperto regista (una filmografia aenorme spaziante tra porno e classici, horror ed erotici). Basti guardare i volti dei mostri sacri come  lo svizzero Howard Vernon (qui è Dracula), o  l'inglese Dennis Price, qui umilmente disposti a non fare nient'altro di quello che meglio sanno fare: immobili, spupillanti, tesi in un'espressione che deciderà tutto. Ed in vista di quel gesto terribilmente determinante Franco userà tutto ciò che ha (non molto, invero) per caricare i secondi e spronare i minuti. Montaggio senza remore, zoomate allucinanti, su dettagli così espliciti che la risposta è peggio del mistero: si è catapultati tutt'interi tra un mostro e una creatura.  Tra morte ed amplesso. Soprannaturale e procreazione a volte giungono alla stessa potenza; l'arco di un seno destro aizza quanto un canino insanguinato; una coscia può tutto. La donna muove le fila, ma è l'uomo lupo che viene a sbaraccare. È un percorso tra immagini che, accostate con ritmo indecifrabile, indicano l'opera, ne chiedono il riconoscimento, e mandano a spigolare (rinfacciando l'ingenuità); intravedo un ghigno e sento un grido ("cámara y libertad!").
C'è qualcosa di sinistramente vergine e decrepito nei corpi che si braccano in questo film. Torcia e palo in mano, avanti nel cinema di Jesus Franco.
(depa)

1 commento:

  1. Regia tutta tesa all'onirico, ogni dettaglio accresce l'allucinazione infernale, coi dettagli avanti indrè, in un montaggio psicotico.
    La terribile vendetta del Dott. Karl Frankenstein, tra finti pipistrelli appesi, ghiaccerà le prede nel loro grido pre-mortem. Amen.

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