Versi di caruggi

Sul finire dell'anno (già, siamo ai recuperi del 2017), più precisamente la sera del 5 dicembre, trascorsa in parte con la famiglia Baracchino quasi al completo, siamo riusciti a intruppare Elena, Baraka e il sottoscritto direzione "Cappuccini". L'appuntamento è con "Bob" (2016), documentario biografico del genovese Fabio Giovinazzo dedicato a Roberto Quadrelli, cantante dell'underground sub-Lanterna anni '90 (uomo di fronte dei mitici "Sensasciou" col loro "trallamuffin"), braccato da un male tosto in vista del 2000, ma sfrontato come una volta dinanzi alle ipocrisie...tutte, sociali artistiche esistenziali.

Subito sorprese in sala: a presentare il buon Yuri, sorprendentemente spigliato (perciò ho usato il plurale) nello stimolare un pubblico variopinto tra cui spicca al centro, davanti, con la coppola, l'eterno Picetti. Il documentario parte e con lui le nostre teste. Non tanto per gli intermezzi caleido-psichedelici, comunque calzanti, quanto per il dirompente flusso di riflessioni, provocazioni, intuizioni e visioni fuoriuscente fluorescente dalla incespicante bocca dell'artista (la mente probabilmente, chissà?, sgomma a velocità siderali cui non provo nemmeno...). "Se il tempo esistesse sarebbe una bella invenzione. Il tempo è lunare".
Tutto scorre piuttosto adulatoriamente, indubbio, e in effetti si sarebbe potuto calcare meno con gli allori, da cui tra l'altro Bob fuggirebbe incazzato. Non ce n'era bisogno. Come non ce n'è, secondo me, di nascondere un enorme rimpianto: vogliamo Bob com'era, sul palco di piazza Lavagna a musicare con Spillus i caruggi de Zena. Meno rabbioso, più festante. Magari si è trattato solo di un'affettuosa fantasia. Va bene.
Il lavoro di Giovinazzo è riuscito a farci sorridere, ricordare (a qualcuno), conoscere (a qualcun altro, come me) e, appunto, dire: "peccato". Terminato l'effetto, però, una domanda mi è sorta spontanea: chi è il destinatario di questo film? Gli amici? I randagi dei Caruggi? I nottambuli tra San Bernardo e Prè? Domanda che un filmato più solido e maturo probabilmente non solleverebbe.
E chiudiamo con una chicca, per nulla criptica, del nostro: "La festa non è domenica, è sabato".
Get Up, stand Up.
(depa

Nessun commento:

Posta un commento